UN LUOGO SEMPRE ATTUALE

Nella ricorrenza dei trent’anni dalla morte di don Didimo Mantiero, ci siamo interrogati sul senso dell’esperienza di compagnia cristiana che abbiamo ereditato, chiedendoci se quella di Cristo sia ancora una proposta capace di dare ai giovani le risposte che cercano. Per farlo ci siamo affidati a una persona che conosce i giovani e li educa alla bellezza: Giovanni Fighera

Vede le giovani generazioni pervase da sentimenti di noia e indifferenza? Se sì, di cosa sentono la mancanza?

Ho l’impressione che i giovani di oggi siano come i giovani di 20/30 anni fa, hanno le stesse grandi domande che caratterizzavano anche la mia generazione, perché sono domande che appartengono al nostro cuore. Quello che oggi è molto evidente, però, è che nel contesto culturale e sociale, la domanda di felicità è trasformata in una ricerca edonistica. L’input che oggi arriva ai giovani è che crescendo, la felicità derivi dalle soddisfazioni di certi bisogni, dall’ottenimento di certi piaceri e dall’avere certi beni. Oggi l’educazione dei giovani diventa sempre più complicata perché, nonostante tutto questo benessere, si è coscienti del fatto che nel possesso e nel soddisfare certi bisogni non sta la felicità. È proprio in questo senso che il ragazzo è sempre più annoiato, perché nonostante i suoi bisogni trovino soddisfazione si rende conto che non gli riempiono il cuore. Per questo motivo ritengo che i giovani non siano assolutamente cambiati ma penso che sia cambiato il contesto culturale, è infatti il mondo degli adulti che è diventato sempre più cinico da una parte e utilitaristico dall’altra.

 

Secondo lei la religione è ancora in grado di dare ai giovani quello che cercano?

Se consideriamo la religione come l’incontro con un fatto che accade, una realtà umana diversa, una realtà umana più bella, più sorprendente perché ti abbraccia, ti ama con uno sguardo diverso, questo diventa luogo in cui la tua umanità e i tuoi bisogni vengono presi sul serio. Se la religione è un incontro con un fatto, diventa bella ed affascinante. Se invece la religione è un discorso, non riuscirebbe a catturare le persone. Benedetto XVI in Deus Caritas est parlava del cristianesimo non come religione. La religione è un tentativo dell’uomo di creare un legame con Dio ma se rimane teorico non lo può soddisfare pienamente. Quello che invece può sorprendere e cambiare l’umano è l’incontro con una realtà che tu non prevedi, è l’incontro con delle persone liete e contente. Questo è il cristianesimo, l’incontro con volti umani che ci ricordano Cristo e ti rivelano che c’è una strada diversa, un metodo diverso che è il metodo dell’amicizia.

Questo diventa affascinante perché noi siamo fatti per voler bene e per vivere il presente. L’incontro con questo tipo di realtà ti permette di camminare concependoti in una comunità, in una compagnia che ti permette di rialzarti tutti le volte che cadi, che fa sì che il tuo peccato non ti definisce.

Quello che è capitato a me è stata la vicinanza con delle persone, con dei maestri e con dei testimoni che mi hanno mostrato che la vita è bella. Mi hanno mostrato come tutto può essere valorizzato, come il rapporto sentimentale è più pieno in una certa strada, come il modo di trattare i figli o gli studenti può essere diverso e come tutto può diventare un momento significativo nella vita. Se per religione intendiamo l’incontro che avviene ogni giorno in questo senso, allora la religione è sempre attuale perché risponde al desiderio di compimento e felicità totale che non può trovare soddisfazione se non in qualcosa che è più grande.

 

Oggi noi nasciamo con tutto o quasi, senza il bisogno di tanti sforzi per sopravvivere, sicché spesso non sentiamo il bisogno di altro più grande di noi. Come affrontare, da educatori, questa situazione?

Anche a scuola ai miei studenti cerco di far percepire come noi siamo desiderio di felicità totale facendo un cammino sulla conoscenza del nostro animo e cercando di portarli a capire quel è il loro vero desiderio. L’animo desidera l’infinito e l’assoluto. I giovani iniziano a percepire che la tristezza, cioè quella percezione che le cose siano inadeguate, in realtà è una percezione che fa capire la grandezza di come siamo. Leopardi diceva che, anche se avessimo tutto il cielo infinito e tutte le stelle, questo tutto sarebbe poco vicino alla statura dell’animo. Noi siamo fatti per qualcosa di più e mettendo a tacere i nostri desideri materiali ci rendiamo conto di non essere soddisfatti ed è per questo motivo che sentiamo il bisogno di qualcosa di più grande. Riprendendo di nuovo Leopardi, possiamo notare che nello Zibaldone sosteneva che soltanto una fede certa e reale può davvero soddisfare la nostra attesa.

 

Sempre più spesso si sente dire che la Chiesa dovrebbe modernizzarsi. Concentrandosi su questo non si corre il rischio che la chiesa si trasformi in una qualunque “ONG” perché si rischia di perdere di vista il centro della missione?

Cristo non ha bisogno di essere aggiornato. Il cristianesimo e la Chiesa sono attuali e, in quanto attuali, moderni. Non bisogna cadere nell’errore di pensare che siamo noi a portare Cristo e quindi di doverlo rendere attuale, perché Lui era attuale duemila anni fa come è attuale oggi. Quindi in questo senso non cambia nulla rispetto alle origini, non cambia nulla della verità di Cristo presente oggi nella Chiesa e non cambia nulla della verità della Chiesa in quanto tale. Se per modernismo intendiamo che la Chiesa debba cambiare e che si debba aggiornare perché quanto ha detto da duemila anni è falso, la Chiesa non è mai stata adeguata nel senso corrispondente al mondo. Cristo è venuto per portare un lievito nuovo nel mondo. Quindi la Chiesa non deve essere conforme al mondo. La chiesa è attuale ed è attuale da quando c’è, questo non significa che la chiesa non sia in movimento.

 

Quindi qual è secondo lei lo scopo principale delle realtà educative di oggi? Parrocchie e movimenti su cosa dovrebbero puntare?

Guardando la realtà dei fatti mi rendo conto che le Chiese e gli oratori si stanno svuotando. Ma personalmente non ritengo questo il problema principale, quanto piuttosto che queste strutture diventino veramente luoghi di incontro con Cristo. Solo se io educo me stesso e se io guardo a Lui potrò testimoniare la grandezza di Cristo. Sono del parere che l’educazione avvenga per imitazione di una persona che consideri come maestro o come educatore. Il mondo di oggi ha bisogno di testimoni cioè di qualcuno che guardi alla bellezza di quello che ha incontrato e che la insegua. I ragazzi sentono la mancanza di qualcuno che li accompagni in questa loro ricerca e che stia loro accanto. Don Didimo stava con i giovani! Sono convinto che le parrocchie e i movimenti debbano puntare a far sì che avvenga l’Incontro tra i giovani e Cristo, solo così avranno raggiunto il loro obiettivo. Non è importante il luogo in sé, ma quello che è importante è trovare Cristo.