Nelle scene dei primi cinque quadri de I Promessi Sposi, il Manzoni racconta situazioni drammatiche: la minaccia a don Abbondio, la scoperta dell’intimidazione da parte di Renzo. Ma indulge a toni comici benevoli.

 

 

Don Abbondio si è creato una filosofia di vita impostata sull’idea che ad un galantuomo che si faccia gli affari suoi non accadono mai cattivi incontri. L’incontro con i bravi è, quindi, del tutto imprevisto.

Non si insisterà mai troppo sul fatto che I promessi sposi sono opera fortemente comica. Se riflettiamo sulle diverse manifestazioni e gradazioni del comico, scopriamo una vasta varietà di forme, come il comico puro, l’umorismo, il grottesco, il caricaturale, l’ironia, il parossismo, il sarcasmo, la satira, la parodia.

Il grottesco consiste nell’esagerazione di una caratteristica del personaggio tanto che la complessità della persona è ridotta ad un solo aspetto che viene presentato come l’unico aspetto, cifra che contraddistingue e definisce il personaggio stesso. Il grottesco svilisce e degrada la complessità dell’umano. Una particolare forma di grottesco è quello caricaturale, tipico della descrizione letteraria come pure della pittura. La satira nasce dallo sdegno per la realtà, per un particolare aspetto della vita, della società, per vizi diffusi in un ambiente o in un personaggio. L’ironia ha, invece, una valenza gnoseologica ed euristica. Viene usata per condurre l’interlocutore alla verità. Si afferma il contrario della verità in modo tale che il destinatario possa accorgersi in maniera evidente della realtà. È il tono che normalmente contraddistingue l’atteggiamento ironico. Se dico  ad una donna «Quanto sei bella!» e il dato corrisponde alla verità o, per lo meno, alla percezione che io ho dei fatti, allora il tono non è ironico. Se, invece, io considero la donna con cui parlo brutta, il tono delle mie affermazioni mirerà a far risaltare la verità, ribaltando un dato di evidenza. È chiaro che l’ironia può essere collegata ad un fine anche buono con una finalità per così dire maieutica. Sia che prevalga questa funzione oppure l’intento derisorio, questa forma di comicità sarà, per  lo più, benevola, comunque non denigratoria o accanita come avviene, invece, per la modalità sarcastica. Il sarcasmo, infatti, si accanisce con strali che penetrano nella carne altrui ferendo e lasciando una ferita sanguinolenta anche quando lo sguardo mordace ha smesso di infierire sulla vittima prefissata. Può, infine, accadere che ci si scagli contro qualcuno con una violenza inaudita, con toni per l’appunto parossistici. Il parossismo formale consiste nell’inchiodare ad un parete un personaggio, ingabbiandolo nei pregiudizi e nei punti di vista di chi lo guarda, privandolo della sua profondità, della sua umanità, della sua complessità per imprigionarlo ad una forma.