Giunto a Milano, dopo aver assistito a scene pietose, Renzo si reca a casa di donna Prassede e di don Ferrante per conoscere lo stato di salute di Lucia. Trovato l’indirizzo dei due signori, solo dopo alcune vicissitudini, e appreso della malattia dell’amata, sconfortato, si reca nel lazzaretto alla ricerca di lei. Ivi, incontra un frate sporco ed emaciato in cui riconosce Fra Cristoforo. Morto il Conte zio di peste, il frate chiese ed ottenne di essere trasferito a Milano per curare gli ammalati.
Con parole piene di commozione e di genuina curiosità, ignaro di tutto quanto sia capitato ai due giovani, il frate chiede a Renzo dove si trovi Lucia e se sia sua moglie. Il racconto di Renzo, che sintetizza le disavventure dell’amata, il suo rapimento e la liberazione da parte dell’Innominato, riempiono di dolore il frate che si sente in parte colpevole per quanto accaduto. Ora, cerca di avvertire Renzo dell’evenienza che Lucia sia ammalata o addirittura già morta. Il giovane manifesta tutta la sua rabbia nei confronti di colui che è sentito come il responsabile di tutte le sue disavventure. Vorrebbe vendicarsi uccidendolo, ma il frate lo sprona a perdonare e a considerare che nulla è in mano nostra. Gli mostra lo scenario del lazzaretto dicendogli: «Guarda chi è Colui che castiga! Colui che giudica, e non è giudicato!