È l’11 novembre 1628, il giorno di San Martino, quello stabilito per la scommessa tra don Rodrigo e il Conte Attilio quando le due donne incontrano Gertrude. Il narratore descrive la Monaca con cura raffinata, con dovizia di dettagli che ci permettono di cogliere l’imperscrutabilità dell’animo, la profondità della sofferenza, il desiderio di trasgressione. Non appena la incontrano, subito Lucia ed Agnese si avvedono che è una donna particolarmente bella, ma di una bellezza strana e, in un certo senso, negletta, che non si adatta ad una donna che ha intrapreso la via della monacazione. Porta, infatti, i capelli lunghi ed una frangia esce dal velo. La vita è particolarmente attillata, come non si addice ad una monaca. Colpisce la sua curiosità morbosa rivolta ai fatti accaduti a Lucia che, interrogata dalla Monaca, all’inizio non risponde. Così, per più volte, prende la parola Agnese, finché Gertrude non inveisce contro di lei: «Voi genitori avete sempre una risposta pronta per i vostri figli». Agnese rimane indispettita, mentre Lucia racconterà in privato alla Monaca le vicende.