“L’io, la crisi, la speranza” è il sottotitolo che trasla nel tempo e nello spazio della modernità l’eco del salmo biblico con cui l’autore dell’articolatissimo saggio ci raggiunge nei giorni e nelle occasioni della nostra vita di frastornati abitatori del mondo (“Che cos’è mai l’uomo, perchè di lui ti ricordi?”). Scortato da due prestigiose prefazioni (Giovanni Reale e Gianfranco Lauretano), questo più recente libro di giovanni fighera, docente liceale, filologo e linguista, rimette a posto le mille sfasature morali e culturali col filo a piombo di un cattolicesimo storico e attuale, d’una verità antica e presente. Al richiamo di puntuali citazioni da scrittori e pensatori classici e recenti, Fighera analizza i fondamenti dei mali dell’anima e delle depressioni spirituali che ci affliggono giorno dopo giorno da quando l’umanità è privata del senso del Mistero, dei valori, degli ideali e dei punti di riferimento della millenaria tradizione cristiana. Al solo scandire dei titoli dellla sue quattro grandi parti e al veloce scorrere dei suoi paragrafi interni, si svela una galassia di riflessioni morali e di denunce etiche che raggiunge il lettore che forse mai come in quiesto libro si è trovato davanti a un impressionante vortice di giudizi negativi sull’essere e sull’esistere che contraddistinguono la nostra epoca. La perdita delle certezze, la disperazione e la solitudine dei “carcerati” della modernità, il subdolo trionfo della scienza e della tecnologia, gli assillanti assedi del consumismo e l’edonistica globalizzazione dei piaceri e dei desideri: questo, e il molto ancora che ce ne deriva (fama, successo, avere e potere), hanno trasformato l’uomo da “fine” a “mezzo”, da creatura a strumento, da anima a corpo.