Venerdì 02 Ottobre 2009 14:17
CR n.1111 del 3/10/2009
La dimensione estetica è essenziale nella vita umana. Ne I demoni Dostoevskij diceva che la bellezza è «il vero frutto dell’umanità intera e, forse, il frutto più alto che mai possa essere» e ne L’idiota, per bocca del principe Miskin, si chiedeva: «Quale bellezza salverà il mondo?».
Nel suo volume (Giovanni Fighera, La bellezza salverà il mondo, Ares, Milano 2009, pp. 272, € 16,00) l’autore constata dolorosamente come nell’epoca contemporanea vari siano i tentativi di affrancare l’estetica da uno sguardo religioso o, più in generale, da una dimensione integrale dell’umano che tenga conto dei differenti aspetti che connotano la vita dell’artista. Percorrendo la storia dell’estetica dalla sua concezione antica, «interrogando – scrive Stefano Zecchi nella prefazione al volume in esame – la tradizione e testimoniandola nella nostra contemporaneità con potente vigore»: Fighera giunge alle conclusioni che furono di Charles Moeller in Saggezza greca e paradosso cristiano: la bellezza dell’arte su questa Terra è superata dalla bellezza dei santi, quindi dell’uomo, che di Dio è immagine. «La gloria di Dio è l’uomo vivente», aveva affermato prima di lui icasticamente sant’Ireneo.
Il libro di Fighera espone con grande attenzione il costante richiamarsi della tradizione cristiana alla bellezza come luce che rischiara il cammino verso la verità. Con una profonda competenza nel reperimento e nell’uso delle fonti, Fighera ricostruisce il valore del bello che la modernità ha abbandonato, dimostrando come l’imperversare del brutto e del cattivo gusto non siano semplici opzioni soggettive, ma la cifra di un’epoca che degrada nel relativismo. L’itinerario del libro di Fighera investe i campi artistici letterario (Iacopone, Dante, Petrarca, Tasso, Shakespeare, Manzoni, Dostoevskji, Zola, Peguy, Wilde, Ungaretti…), figurativo (Michelangelo, Raffaello e tanti altri fino a oggi) e quello filosofico (Platone, Aristotele, san Tommaso, Kant, Croce…) sorpresi sotto la luce portata dal fatto cristiano. «Presi per mano dall’autore – commenta sr. Maria Gloria Riva nella postfazione – apriamo gli occhi su quel brutto a cui ci siamo abituati e che sta diventando categoria di giudizio e veniamo pian piano istradati dentro quella via pulchritudinis che davvero rappresenta l’urgenza educativa del nostro tempo».