IN VIAGGIO DI DANTE VERSO LE STELLE

su Radio Maria giovedì 26 settembre ore 10:30.

Negli ultimi cent’anni autorevoli scienziati hanno sostenuto che molti canti del Paradiso possono essere compresi e correttamente interpretati solamente se si prendono in considerazione le acquisizioni scientifiche del ventesimo secolo relative all’espansione dell’universo, alla relatività e al big bang.

Nel 1925 il matematico svizzero Andrea Speiser vede descritta una geometria non-Euclidea nel Paradiso dantesco.

Nel 1979 il matematico americano Mark Peterson è il primo a riconoscere una somiglianza tra l’universo dantesco e la visione di Einstein nell’articolo Dante and the 3-sphere. Scrive:

 

Dante descrive l’Empireo con una dettagliata e precisa struttura geometrica. Questa struttura è descritta nel canto XXVIII, come se fosse vista dal Primo Mobile, come un punto luminoso che rappresenta Dio, circondato da nove sfere concentriche che rappresentano i diversi ordini angelici. I dettagli che seguono lasciano la quasi inevitabile impressione che Dante concepisca queste nove sfere angeliche come se formassero un emisfero dell’intero universo e il tradizionale universo aristotelico fino al Primo Mobile come se fosse l’altro emisfero, mentre lui si trova più o meno all’equatore. […] Il suo universo è una tre-sfera.

 

Il punto luminoso, che è Dio, e le nove sfere angeliche circondano l’universo e, al contempo, sono circondati dall’universo. Per i matematici la Terra è una due-sfera, perché sul nostro pianeta si può camminare in due direzioni principali (nord-sud e est-ovest). La forma dell’universo, secondo l’ipotesi di Albert Einstein del 1917, sarebbe, invece, una tre-sfera. Peterson nota come la straordinaria concezione di Dante non ebbe alcun influsso sulla visione dell’epoca.

Dove compare in particolar modo questa descrizione innovativa dell’universo? Quali sono i versi che dimostrano quanto appena descritto? Scrive l’astronomo:

 

La panoramica della tre-sfera è esplicitata completamente nei canti XXVII e XXVIII. Nel canto XXVII Dante guarda giù nel primo emisfero e vede la Terra […] molto sotto di lui. All’inizio del canto XXVIII egli si gira e guarda su nel secondo emisfero. […] Trovandosi sulla sommità del Primo Mobile e guardando prima da una parte e poi dall’altra, si può vedere l’intero universo in un solo colpo d’aocchio. La giustapposizione di queste due sfere proprio a questo punto certamente appare essere intenzionale e significativo.

 

Nel 2006 il fisico Horia-Roman Patapievici ripropone l’analogia e la approfondisce nel saggio Gli occhi di Beatrice. Com’era davvero il mondo di Dante? senza, però, che la critica dantesca recepisca ancora le nuove interpretazioni. Secondo Patapievici l’universo dantesco sarebbe una sfera a quattro dimensioni ove la superficie è uno spazio a tre dimensioni. Al centro dell’universo non vi sarebbe Lucifero, come nelle immagini solitamente riportate sui libri di testo, bensì Dio, il Mistero da cui dipendono tutte le cose. Nel canto XXVIII del Paradiso Dante sta per arrivare nell’Empireo e pensa di trovare un cielo luminoso che circondi il Primo Mobile e, invece, trova un punto. Scrive:

 

un punto vidi che raggiava lume

acuto sì, che ‘l viso ch’elli affoca

chiuder conviensi per lo forte acume.

 

Vedendo Dante tutto pieno di dubbio, Beatrice spiega:

 

[…] Da quel punto

depende il cielo e tutta la natura.

Mira quel cerchio che più li è congiunto;

e sappi che ‘l suo muovere è sì tosto

per l’affocato amore ond’elli è punto.