Radio Maria
28 novembre 2019 ore 10:30.
IN VIAGGIO CON DANTE VERSO LE STELLE
Secondo il cerimoniale medioevale il 4 ottobre, festa di san Francesco, era un domenicano a tessere l’elogio del santo, mentre il 7 agosto, commemorazione di san Domenico, un francescano ne celebrava l’opera e la grandezza.
Questa è la ragione per cui il domenicano san Tommaso racconta la vita del fondatore dei Francescani, mentre in maniera speculare il francescano san Bonaventura da Bagnoregio esalterà nel canto successivo il fondatore dell’ordine domenicano.
CHESTERTON
Chi era davvero san Francesco? Per ricostruirne la figura gioverà leggere l’interessante saggio di Chesterton San Francesco d’Assisi.
Lungi dalla biografia sentimentale e agiografica, il testo presta attenzione al significato delle tante storie di san Francesco che
troppo spesso vengono usate come una sorta di residuo romantico del mondo medioevale, invece di essere, a immagine del santo, una sfida al mondo moderno (Chesterton, San Francesco d’Assisi).
Animato da quel sano realismo che è scevro di posizioni razionalistiche che non permetterebbero di comprendere appieno la santità dell’uomo, Chesterton cerca di inserire l’Assisiate all’interno della cultura e del contesto storico, sfidando la tendenza giornalistica che – a suo dire – trascura troppo spesso la tradizione in cui un fenomeno si colloca.
Così, scartando le due posizioni prevalenti della critica e della biografia che hanno letto il Santo o alla luce di un’analisi sociale o sotto una prospettiva teologica, Chesterton sceglie una terza via, che è quella di condurre una ricerca animata dallo stupore per l’eccezionalità di un uomo, che è stato il vero genio del Duecento.
Per ricostruire la figura incontrata, lo scrittore sceglie pochi aneddoti, ma con la vena da affabulatore che gli è propria, la semplicità e la meraviglia del neofita, li spiega come se fossero successi a lui, con la potenza dell’immedesimazione in un santo innamorato di Cristo, proprio come lui neoconvertito. L’immagine che ne emerge è affascinante.
Non certo sognatore, san Francesco fu uomo pratico, di azione, rapido fin quasi ad essere precipitoso nei compiti che si assumeva o nelle promesse che dava. Che entusiasmo comunica l’episodio in cui il santo mendica pietre per la ricostruzione della chiesa di San Damiano! La sua stranezza è operosa, caritatevole, entusiasta, infuocata di una passione ardente per Cristo. È la stranezza stessa di un seguace di Colui che fu paradosso e segno di contraddizione per tutti.
«Noi non siamo mai saliti così in alto, perché non siamo mai scesi così in basso» scrive Chesterton a proposito di san Francesco.
Una doppia prospettiva (esterna al cenacolo del santo ed interna, cioè consentanea alle ragioni profonde del suo operare) permette al lettore di leggere la storia francescana sotto l’ottica mondana e sub specie aeternitatis.
TRADIZIONE AGIOGRAFICA
L’agiografia come presenta san Francesco d’Assisi? Duplice è la tradizione. Ad un’impostazione in cui il Santo viene descritto in chiave edulcorata e miracolistica, che trova la sua espressione nella Legenda prima e nella Legenda secunda di Jacopo da Varagine e nel XIV secolo nei Fioretti di san Francesco, se ne contrappone un’altra più realistica riconosciuta come più veritiera e attendibile dall’ordine francescano delle origini.
Di questa è l’esempio più famoso la Legenda maior di san Bonaventura da Bagnoregio. L’espressione legenda non ha il significato odierno di «fatti inventati e mitici», bensì il valore di «cose da leggersi, perché importanti». San Bonaventura è anche l’autore di uno dei trattati di mistica più celebri nel Medioevo, quell’Itinerarium mentis in deum che Dante stesso conobbe e tenne presente per la composizione della sua Commedia.