
Quasi tutti ormai sanno degli attacchi di cui è stata fatta oggetto la
Commedia in questi giorni a partire dal giudizio che l’associazione
Gherush92 ha espresso sul capolavoro dantesco. Alcune testate hanno in questi giorni espresso la loro opinione al riguardo. Noi vorremmo, qui, ripartire dal giudizio censorio che ha colpito quella che Charles Moeller considera l’opera più grande che sia mai stata realizzata. Riportiamo, quindi, le accuse: «Il pilastro della letteratura italiana e pietra miliare della formazione degli studenti italiani presenta contenuti offensivi e discriminatori sia nel lessico che nella sostanza e viene proposta senza che via sia alcun filtro o che vengano fornite considerazioni critiche rispetto all’antisemitismo e al razzismo. Studiando la
Divina Commedia i giovani sono costretti, senza filtri e spiegazioni, ad apprezzare un’opera che calunnia il popolo ebraico, imparano a convalidarne il messaggio di condanna antisemita, reiterato ancora oggi nelle messe, nelle omelie, nei sermoni e nelle prediche e costato al popolo ebraico dolori e lutti. […] Nel canto XXIII Dante punisce il Sinedrio che, secondo i cristiani, complottò contro Gesù; i cospiratori, Caifas sommo sacerdote, Anna e i Farisei, subiscono tutti la stessa pena, diversa però da quella del resto degli ipocriti: per contrappasso Caifas è nudo e crocefisso a terra, in modo che ogni altro dannato fra gli ipocriti lo calpesti».
Per questo il Presidente dell’Associazione Valentina Sereni non ha dubbi: «Chiediamo […] di espungere la Divina Commedia dai programmi scolastici ministeriali o, almeno, di inserire i necessari commenti e chiarimenti». Essa contribuisce a «diffondere false accuse costate nei secoli milioni e milioni di morti».