Può bastare una fotografia per far alzare gli occhi al cielo? Una semplice foto di una donna sofferente che sorride a scatenare un sentimento di popolo che chiede preghiere, intercessioni, guarigioni? Una foto in grado di provocare la fede della gente risvegliando sentimenti e preghiere?
Fino alla settimana scorsa nessuno conosceva suor Cecilia Maria. Sul letto d’ospedale di Santa Fè in Argentina dove lottava contro un cancro alla lingua, la religiosa, appartenente alle carmelitane scalze della cittadina sulle rive del Paranà ha ricevuto le visite delle consorelle e dei parenti. Come un qualunque malato. Come un qualunque essere umano in cerca di affetto e comprensione nel momento più drammatico della propria esistenza: la malattia terminale.
Ma per suor Cecilia Maria c’era un disegno della Provvidenza preciso che è letteralmente esploso secondo vie imperscrutabili, quando la fotografia di lei sorridente sul letto d’ospedale è stata scattata e divulgata. Niente di particolarmente artistico, ma a modo suo rivoluzionario. Cecilia Maria è bellissima, di volto, di sguardi, bella la dentatura, belli gli occhi. Ma soprattutto bellissimo il suo sorriso: non di rassegnazione, ma di speranza, non di tetro addio ma di gioia. Niente in lei fa presagire allo spegnimento del corpo che si apparecchia alla morte. Eppure sarebbe deceduta poche ore dopo quella foto il 23 giugno scorso.
Aveva appena 42 anni. Entrò nella clausura carmelitana a 26 anni, poco dopo il conseguimento del diploma di infermiera nel 2003. Nulla sappiamo della sua vita dietro le grate del monastero di Santa Teresa e San Giuseppe se non che suonasse il violino e fosse sempre allegra, sorridente. Eppure di lei ora basta conoscere solo quel sorriso per poterla proclamare “santa subito” secondo una vox populi spontanea che si è diffusa alla velocità della luce attraverso il social network più famoso, Facebook.
Quando il sito Aci Prensa ha diffuso la fotografia di Cecilia Maria sorridente poco prima di morire, la notizia è diventata virale. Letteralmente.