Quando nel 1219 i frati domenicani arrivarono a Firenze, si insediarono in una piccola chiesetta, Santa Maria delle Vigne, che sorgeva fuori dalle mura della città, immersa tra terreni agricoli. Da quell’antico edificio, di cui restano tracce sotto l’attuale sagrestia, ebbe origine la bellissima chiesa di Santa Maria Novella, al cui splendore concorsero, nei secoli, celeberrimi artisti italiani. A metà del XIII secolo la comunità domenicana decise, infatti, di ampliare la chiesa che, conclusa già a metà del Trecento, venne consacrata da Papa Martino V solo nel 1420.
La facciata è un capolavoro del Rinascimento fiorentino. Al registro inferiore, in marmi bianchi e verdi, si mise mano già nel 1350, quando vennero realizzate le arche tombali, i due portali gotici e la decorazione sino all’altezza del cornicione. Il grande portale centrale, classicheggiante, si deve a Leon Battista Alberti, architetto di fiducia del ricco mercante Rucellai il cui contributo economico permise di portare a termine l’opera. Tra il 1458 e il 1478 l’Alberti armonizzò la parte restante con la preesistente struttura gotica, rivestendo l’intera superficie di tarsie di marmi policromi e creando un raccordo tramite le due volute laterali, anch’esse intarsiate. Nel timpano triangolare il volto di Gesù Bambino è inserito in un sole fiammeggiante, simbolo del quartiere di Santa Maria Novella.