Una gemma orientale incastonata nella tiara pontificia. Basta questa sintetica espressione di Leone XIII a suggerire la bellezza e l’unicità della Basilica di Santa Maria di Grottaferrata, detta anche Abbazia Greca di San Nilo, dal nome del suo fondatore. Correva l’anno 1004 quando il venerando abate Nilo giunse, con una piccola comunità, sui colli del Tuscolo individuando, sui resti di un’antica villa romana, appartenuta, forse, a Cicerone, il luogo dove erigere un Santuario dedicato a Maria, assecondando così l’invito della Vergine, apparsa a lui e al suo santo discepolo Bartolomeo.

Una perla rara, aggiungiamo noi, dal momento che si tratta dell’ultimo monastero di rito bizantino – greco, direttamente dipendente dalla Santa Sede,  dei numerosi diffusi, un tempo, in Italia meridionale e a Roma. Né l’invasione delle milizie di Federico Barbarossa né il saccheggio perpetrato da suo nipote Federico II riuscirono, infatti, a cancellarne la memoria.