La dedicazione all’Evangelista della chiesa di san Marco a Milano è tradizionalmente giustificata dall’aiuto prestato da Venezia al Comune della città durante la sua aspra e storica lotta contro l’Imperatore Federico Barbarossa. I primi documenti che ne attestano l’esistenza, però, riportano il 1254 quale data di fondazione del tempio da parte di Ludovico Settala, divenuto in quell’anno priore generale degli Eremiti di Sant’Agostino. Probabilmente il frate costruì il nuovo edificio inglobando delle più antiche fondazioni preesistenti, conferendogli, con le tre navate, un aspetto decisamente gotico. Nel corso del Trecento il complesso si ampliò notevolmente, grazie ai lasciti di molte famiglie patrizie che scelsero San Marco come luogo per la propria sepoltura. La basilica di oggi è il frutto, però, di un decisivo intervento barocco che la trasformò in una delle chiese più grandi e monumentali di tutto il capoluogo lombardo.
Di trecentesco in facciata, restaurata in stile neogotico alla fine dell’Ottocento dall’architetto Carlo Maciachini, resta l’elegante portale marmoreo strombato e sormontato dalle tre statue, attribuite al pisano Giovanni di Balduccio, dei Santi Agostino, Marco e Ambrogio. Il suo profilo è a salienti e al centro della superficie, di cotto rosso, si sviluppa un ampio rosone. Anche il campanile è trecentesco: il fusto, a base quadrangolare, si conclude con una cuspide conica, mentre la cella campanaria, su ciascun lato, si apre in bifore.
Lo spazio interno, a croce latina, è a tre navate, scandite da pilastri e volte a crociera, ha un profondo presbiterio e il transetto aggettante. E’ qui, lungo il braccio meridionale che si conservano le tracce più antiche dell’intera costruzione. Si tratta di opere scultoree, sarcofagi per l’esattezza, risalenti alla metà del Trecento, che risentono, dal punto di vista storico artistico, dell’influenza della presenza a Milano di Giovanni di Balduccio. Sulla parete destra è riemersa una porzione di affresco raffigurante la Crocefissione, pure trecentesca.