altChiesa, cupola e campanile sono i tre corpi di fabbrica, risalenti a epoche diverse, che compongono l’attuale Basilica di San Gaudenzio a Novara. Il tempio antico, esistente fin dall’841, venne demolito per volere dell’Imperatore Carlo V che lo sacrificò per costruire in loco fortificazioni e bastioni che difendessero la città dalla minaccia francese. Contestualmente fu istituita l’omonima Fabbrica Lapidea con lo scopo di sovrintendere la riedificazione della chiesa che fu avviata in seguito alla scampata terribile peste del 1576. Per il nuovo edificio si scelse il punto più alto di Novara, laddove esisteva già una chiesa dedicata a San Vincenzo Martire, di cui si salvarono solo tre cappelle, e un architetto di prestigio quale Pellegrino Pellegrini, detto il Tibaldi, che già godeva della fiducia del cardinale milanese, Carlo Borromeo. La prima pietra fu posta nel 1577.

Un maestoso portale in noce conduce all’interno dello spazio sacro, a croce latina e navata unica. Qui si aprono diverse cappelle impreziosite da notevoli opere d’arte.  Una Deposizione del Moncalvo, inquadrata da affreschi del Morazzone, trova posto nella prima cappella del lato destro, intitolata alla Buona Morte. Nell’ambiente successivo Giovanni Battista della Rovere, detto il Fiammenghino, firma una scena di Circoncisione mentre a Gaudenzio Ferrari è ricondotta la paternità del Crocifisso della terza cappella. Il maestro valsesiano, considerato il più grande pittore piemontese del Cinquecento, è artefice anche del grande polittico a due piani con le bellissime scene dell’Annunziata e della Natività tra Santi, conservato in una cappella del lato sinistro. Chiamati a contribuire alla bellezza della Basilica furono molti altri artisti tra cui Tanzio da Varallo, il Legnanino, lo Spagnoletto. Fulcro e cuore dell’edificio è la cappella dello Scurolo, nel transetto destro: in un’urna ottagonale in argento e cristallo, sopra un altare riccamente decorato, riposa San Gaudenzio, primo vescovo della città e fraterno amico di Sant’Ambrogio.