Solitudine e peccato

gravano sulle mie gracili spalle,

rendono triste il mio cuore

e lento il mio cammino.

E non mi sento più neppure degno

di guardare Te,

Cristo abbandonato,

là su quella croce

appesa ad un muro.

 

Mi sento come quel lebbroso

ritratto nella foto

ai margini di una via di Calcutta.

Gravi peccati,

oscuri mali,

sanguinose ferite

colpiscono il mio corpo.

Tanta solitudine invade

le strade, entra fin nelle case.

 

Solo quando smetto

di fissare il mio male

e guardo Te, o crocefisso,

allora sento di  nuovo

il martello e i chiodi.

 

Sei crocefisso di nuovo

nel bimbo mai nato,

nella gente

sola e abbandonata,

lasciata lì derelitta,

come i resti

di un pasto sgradito,

in me, tutti gli istanti

in cui mi scordo di Te,

il senso del tutto.