Imitazioni architettoniche del sepolcro gerosolimitano sono presenti nell’Occidente cristiano fin dal IV –V secolo. La chiesa del Santo Sepolcro di Milano, costituita da due chiese, una inferiore e una superiore, non ha origini così antiche ma quando venne edificata rispose anch’essa al desiderio di offrire al popolo milanese la possibilità di pregare in un luogo dove rivivere i momenti della Passione e della Resurrezione di Cristo.
La fondazione di un primitivo edificio, sorto in forma privata, intitolato alla SS. Trinità, si deve al maestro di Zecca, Benedetto Ronzone. Correva l’anno 1030. Poco più tardi, nel 1100, fu l’arcivescovo Anselmo da Bovisio, in occasione del primo anniversario della crociata lombarda a Gerusalemme e appena prima della seconda spedizione padana in Terra Santa, a dedicare il tempio al Santo Sepolcro. Di originario e medievale resta oggi l’ambiente ipogeo, perfettamente conservato e proprio di recente riaperto dopo un importante intervento di restauro, non ancora del tutto concluso.
Il suo pavimento è rivestito di pietre bianche di Verona, provenienti dal lastricato del foro romano, sulla cui area, nell’XI secolo, era stata eretta la chiesa. Lacerti di affreschi trecenteschi impreziosiscono le pareti delle navate, al centro delle quali è posto il fulcro simbolico dell’edificio: un sarcofago di probabile fattura campionese di inizio Trecento, raffigurante in rilievo il sepolcro di Cristo semiaperto e due pie donne. La leggenda vuole che esso contenga la terra di Gerusalemme portata a Milano dai crociati. Qui davanti, inginocchiato in preghiera, un simulacro di San Carlo ricorda il forte legame che si era instaurato tra i Borromeo e la chiesa.