altRisalire alle origini della Basilica di Santa Croce in Gerusalemme significa tornare indietro di molti secoli e ricordare i tempi dell’imperatore Costantino e di sua madre Elena per il cui volere un primo nucleo della chiesa sorse in un’ala del Palazzo Sessoriano. Da qui il nome di Basilica Sessoriana o Eleniana. Siamo a Roma, sull’Esquilino, dove sorgeva un complesso imperiale che includeva anche le Terme, il Circo Variano e l’Anfiteatro Castrense. Correva più o meno l’anno 320. Già allora la chiesa custodiva le reliquie della Passione di Cristo. Parti della Croce, spine della corona, il Titulus Crucis in latino, greco, ebraico, frammenti della colonna della fustigazione, la spugna imbevuta d’aceto e uno dei 30 denari di Giuda, erano stati ritrovati in circostanze miracolose a Gerusalemme, sul monte Calvario. Così, ben presto la chiesa divenne meta di pellegrinaggi. Nel XII secolo sotto il pontefice Lucio II, seguendo i dettami dello stile romanico, l’aula unica basilicale venne suddivisa in tre navate con transetto, tuttora presenti, e dotata di un campanile e di un portico non più esistente. L’attuale aspetto barocco, o meglio, barocchetto, si deve agli architetti Pietro Passalacqua e Domenico Gregorini che su incarico di Papa Benedetto XIV avanzarono la facciata utilizzando il travertino e conferendole una forma concava scandita da lesene.