Immagine correlata“Una piccola chiesa meravigliosa: la facciata, con i suoi avancorpi e le sue rientranze, è tanto bella quanto singolare“. Questa stupefatta reazione suscitò nel barone di Montesquieu la visione della chiesa che sorge sul lato occidentale di una delle piazze più famose di Roma, piazza Navona, un’area, in epoca  romana,  occupata dallo stadio di Domiziano dove il 21 gennaio 305 morì, trafitta da un colpo di spada alla gola, la giovane Agnese cui il tempio è dedicato. Nell’VIII secolo questa zona divenne luogo di culto e vi fu eretta una piccola cappella demolita nel 1652. Al suo posto fu intrapresa la costruzione di un edificio sacro completamente nuovo per volere di Papa Innocenzo X che lo concepì come cappella privata della sua famiglia, i Pamphili, risiedenti nel palazzo adiacente.

Il progetto fu affidato all’architetto Girolamo Rainaldi che avviò una fabbrica barocca: qualche anno più tardi il testimone passò nelle mani del celeberrimo Francesco Borromini, ma il cantiere venne definitivamente concluso dal figlio del Rainaldi, Carlo. Era il 1672.

L’avvicendarsi nella direzione dei lavori di codeste autorevoli maestranze comportò strutturali e profonde modifiche in corso d’opera. L’idea iniziale – un edificio a pianta centrale a croce greca con cupola senza tamburo, preceduta da vestibolo e facciata rettilinea con due torri laterali collegata alla piazza da un ampia gradinata – fu in parte stravolta dal Borromini. L’architetto ticinese approfondì i bracci della crociera interna, soppresse il vestibolo ricavando la facciata concava che caratterizza ancora oggi la chiesa, e incorniciò la cupola, impostata su un alto tamburo, tra due slanciati campanili.