La parola greca Eleousa descrive il rapporto affettuoso tra Madre e Figlio che un certo tipo di icona mariana, di origine bizantina, esprime. É un’Eleousa, allora, l’immagine della Vergine di Curtatone, custodita nel santuario delle Grazie, ad una manciata di chilometri da Mantova, la cui storia è strettamente correlata alla venerazione popolare nei confronti di questa Madonna. Guancia contro guancia, la Vergine e il Suo Bambino sono stretti in un tenero abbraccio.
Il Figlio accarezza il viso della Madre, avvolta in un prezioso mantello di fattura orientale. Il dipinto, oggi sull’altare maggiore del Santuario, intorno all’anno Mille era collocato sopra un semplice capitello su un’altura ai cui piedi il fiume Mincio formava una palude. Barcaioli e contadini erano soliti implorare grazie e miracoli alla Vergine la devozione verso la quale crebbe al punto che si costruì dapprima un’edicola e poi una grande chiesa per onorare degnamente la presenza mariana.
Committente fu Francesco Gonzaga, capitano del popolo di Mantova: sul finire del Milletrecento, per la cessazione di una violenta ondata di peste, volle, con l’erigendo tempio, ringraziare la Madonna per la Sua materna intercessione. Affidò i lavori a Bartolino da Novara, già architetto del Castello di San Giorgio, che concluse la costruzione entro la data della sua consacrazione avvenuta il 15 agosto 1406.