altIl notevole successo della fiction televisiva Don Matteo, interpretato da Terence Hill, oltre che all’intreccio di elementi drammatici e comici, è dovuto senza dubbio alla figura del protagonista, questo “prete detective”, che ha più fiuto di tutti e arriva sul posto giusto sempre prima dei carabinieri. Ma, ci chiediamo, è possibile fare un’indagine più approfondita di questa figura di prete? Io penso che ne valga la pena, perché essa può dire la sua parola nella attuale evoluzione della figura del sacerdote cattolico, che a volte stenta a trovare modelli di riferimento.

Anzitutto don Matteo si presenta come il misterioso personaggio biblico di Melchisedek «senza padre né madre»: non è circondato da genitori, fratelli, sorelle, nipoti. Non ha legami di sangue con nessuno nel paese, e già questo può essere caratterizzato come un tratto che richiama, anche se lontanamente, il Vangelo. Gesù non ha invitato i suoi apostoli a lasciare tutto, padre, madre, fratelli, sorelle, campi? Tuttavia don Matteo, a differenza del celebre Don Camillo, non vive solo, come un eremita, ma si è formato una sua famiglia del tutto particolare: egli, infatti, vive nella sua casa canonica con due persone diversamente abili, Natalina (che fa da operatrice domestica) e Pippo. In più accoglie in affido temporaneo dei ragazzi in difficoltà: prima Camilla e poi Tommaso e altri…