altL’origine della chiesa di Santa Maria della Steccata, a Parma, è legata a epifanie miracolose. Nel 1392, infatti, sul muro di una casa sita nell’antica via San Barnaba, apparve un’effigie di san Giovanni Battista. Il prodigio comportò la conseguente nascita, in quel luogo, di un oratorio e di una Confraternita, di laici ed ecclesiastici, che se ne prese cura. 

Poco più tardi sul muro dell’edificio comparve un’altra immagine, da subito ritenuta miracolosa, raffigurante Maria che allatta il Bambino. L’attuale santuario insiste proprio sull’area di quel primitivo oratorio e l’affresco, staccato, è oggi la pala del suo altare maggiore. Il 1521 fu l’anno di posa della prima pietra. Non si sa a chi fu richiesta la progettazione architettonica che Vasari, senza esitazione, attribuì a Bramante; i lavori del cantiere, invece, furono sicuramente affidati agli Zuccagni, padre e figlio, cui successe Gian Francesco d’Agrate, fino a che la chiesa, nel 1539, fu finalmente consacrata. 

L’impianto è una croce greca con quattro bracci inframmezzati da altrettante cappelle quadrate e conclusi da absidi simmetriche. La grande cupola centrale, in stile romano, fu realizzata da Antonio da Sangallo il Giovane tra il 1526 e il 1527. La decorazione dello spazio interno, dove è più leggibile la planimetria a croce, in origine era stata commissionata al Parmigianino che doveva eseguire l’intero programma iconografico mariologico. Il maestro, che per i ritardi nella consegna del lavoro ebbe un rapporto molto travagliato con i suoi committenti, realizzò, infine, solo gli affreschi dell’arcone orientale, raccontando, tra rosoni dorati e preziose cornici, la parabola delle Vergini Savie e delle Vergini Stolte.