Un episodio miracoloso è all’origine della fondazione del Duomo di Bolzano. La leggenda, tramandata dalle cronache locali, vuole che un carrettiere, avendo sentito un’invocazione di aiuto, si fosse fermato sulle rive di una palude trovandovi una statua della Vergine che allatta il Bambino. Su quel luogo fu eretto un primitivo tempio, dapprima intitolato alla Madonna della Palude, mentre il piccolo simulacro marmoreo è ancora oggi conservato nella cappella dell’abside di quella che poi divenne la Cattedrale della città, dedicata a S. Maria Assunta.
Di preesistenti edifici in loco sono ancora visibili diverse tracce. Di una chiesa risalente addirittura al IV secolo sono state rinvenute le fondamenta mentre di epoca carolingia restano un muro e alcuni frammenti di decorazione parietale. Ad una costruzione romanica fanno riferimento le finestre ad arco a tutto sesto della facciata rivisitata, come tutto il complesso, in chiave gotica tra il XIV, il XV e il XVI secolo. Gotica è, infatti, la cosiddetta “porticina del vino” sul lato settentrionale del coro. Essa deve il suo nome al particolare privilegio concesso nel 1387 che consentiva, in esclusiva, proprio qui, la vendita del vino, una delle principali risorse economiche di quei tempi. Il repertorio iconografico è variegato: al gruppo dell’Annunciazione, della Madonna con Bambino e del Cristo che mostra la ferita nel costato, si aggiungono, nell’intradosso dell’arco, motivi profani. Sotto tralci di vite compaiono, infatti, le due piccole figure del vignaiolo e di sua moglie, entrambe rese con profondo realismo.