altNicolas Poussin, artista francese ostacolato dai genitori nella sua inclinazione alla pittura, fu considerato a lungo un autodidatta. Un viaggio in Italia lo affascinò in tal misura che stabilì la sua residenza a Roma dove si sposò ed elesse come punto di riferimento per la sua pittura Tiziano Vecellio. La sua fama crebbe nel 1640 quando il cardinal Richelieu lo chiama in Francia, su ordine di Luigi XIII, per sovrintendere i lavori del Louvre. Sarà una pagina amara della sua vita perché il pittore, che rimarrà comunque un uomo semplice, verrà tormentato dalle invidie e dalle gelosie altrui. Consegnerà a Richelieu solo alcune tavole fra le quali una dal significativo titolo: «Il trionfo della verità».

Tornato a Roma dopo due anni, nel 1650, a un secolo di distanza dall’Assunta dei Frari (dipinto a olio su tela, di Tiziano, conservato nella chiesa di Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia, ndr), egli realizza la sua tela sull’Assunta. La dipinge per Henri d’Etampes Valençay, ambasciatore di Francia a Roma. In Francia è già nato il Re Sole Luigi XIV, anzi già regna, benché abbia solo 9 anni, mentre in Europa e in Italia già vanno maturando quelle idee di riforma e filo scientiste che daranno origine all’illuminismo. Se confrontiamo le due opere dal medesimo soggetto, vediamo come nell’Assunta di Poussin siano puntualmente registrati questi passaggi epocali. 

Nell’opera del maestro francese scompare ogni riferimento immediato alla terra. Anche i piedi della Vergine Maria sono appena individuabili: uno solo è messo in luce, l’altro invece rimane in ombra. L’attenzione di Poussin si concentra sulla Vergine Maria. Scompare anche il cielo: non c’è Dio Padre e nemmeno una luce che possa indicare la meta ultima di Maria. C’è solo, lei, la Donna.