Stamane, domenica 24 aprile 2015 Papa Francesco ha celebrato la Messa per il Giubileo dei ragazzi. A settantamila giovani ha ricordato che la felicità non è una “app” che si scarica sul cellulare ma la capacità di crescere nell’amore alla scuola di Gesù. Il Papa è partito dalla pagina evangelica secondo cui da questo la gente riconoscerà i discepoli di Gesù, da come si amano tra loro.
«L’amore, ha commentato il Pontefice, è la carta d’identità del cristiano, è l’unico “documento” valido per essere riconosciuti discepoli di Gesù. L’unico documento valido. Se questo documento scade e non si rinnova continuamente, non siamo più testimoni del Maestro». Non si tratta però di un «amore “nelle nuvole”, no, l’amore concreto che risplende nella vita. L’amore è sempre concreto. Chi non è concreto e parla dell’amore fa una telenovela, un teleromanzo». La scuola di Gesù è una «scuola di vita» per imparare ad amare. Vi si insegna che «amare è bello, è la via per essere felici. Però non è facile, è impegnativo, costa fatica. Pensiamo, ad esempio, a quando riceviamo un regalo: questo ci rende felici, ma per preparare quel regalo delle persone generose hanno dedicato tempo e impegno, e così, regalandoci qualcosa, ci hanno donato anche un po’ di loro stesse, qualcosa di cui hanno saputo privarsi».
Qui anche un ragazzo può capire «la concretezza dell’amore». Amare, infatti, «vuol dire donare, non solo qualcosa di materiale, ma qualcosa di sé stessi: il proprio tempo, la propria amicizia, le proprie capacità». Il paradigma dell’amore è il Signore stesso, «invincibile in generosità. Riceviamo da Lui tanti doni, e ogni giorno dovremmo ringraziarlo», anche se spesso dimentichiamo di farlo. il Signore ci dona anzitutto la sua amicizia. «Anche se tu lo deludi e ti allontani da Lui, Gesù continua a volerti bene e a starti vicino, a credere in te più di quanto tu creda in te stesso». Questo è molto importante perché per un giovane «la minaccia principale, che impedisce di crescere bene, è quando a nessuno importa di te – è triste, questo -, quando senti che vieni lasciato in disparte. Il Signore invece è sempre con te ed è contento di stare con te».