Nel 1930 Pirandello si reca ad Hollywood per le riprese del film tratto dalla sua opera teatrale Come tu mi vuoi. L’interesse del genio siciliano per la settima arte era già vivo da tempo. L’approccio alla tecnologia e alle macchine è, però, problematico e critico. L’intellettuale comprende che la tecnologia e le macchine talvolta non favoriscono la comunicazione, ma, al contrario, la complicano, creando dei filtri o delle barriere. Amante del cinema, lo scrittore siciliano percepisce tutta la pericolosità dell’immagine che può diventare un’ulteriore separazione tra noi e la realtà che guardiamo. Per questo Pirandello dedica un’intera opera all’innovazione tecnologica e al mondo della macchina che fa irruzione nella vita degli uomini.
Pubblicato nel 1916 e nel 1917 con il titolo Si gira, il romanzo appare nella sua edizione definitiva nel 1925 come I quaderni di Serafino Gubbio operatore. Composto in sette quaderni divisi in capitoli, il testo si presenta con una forma diaristica. Non capito e non apprezzato dal pubblico e dalla critica contemporanei, l’operaviene riscoperta solo più tardi, dagli anni Settanta in poi, quando si inizia a cogliere il suo valore profetico.