Il sonetto XC del Canzoniere, Erano i capei d’oro a l’aura sparsi, è uno dei più noti e anche imitati nella storia della letteratura italiana. Petrarca si sofferma sull’aspetto di Laura, quello del momento ormai lontano nel tempo in cui l’ha incontrata, giovane e avvenente, e quello della contemporaneità, in cui la bellezza della donna sta scemando per lasciare posto ai primi segni dell’invecchiamento. Così si alternano due tempi, l’imperfetto e il presente, che demarcano la distanza tra il ricordo e l’attualità.
Leggiamo il testo per intero: «Erano i capei d’oro a l’aura sparsi/che ’n mille dolci nodi gli avolgea,/ e ’l vago lume oltra misura ardea/ di quei begli occhi, ch’or ne son sì scarsi;// e ’l viso di pietosi color’ farsi,/ non so se vero o falso, mi parea:/ i’ che l’esca amorosa al petto avea,/ qual meraviglia se di sùbito arsi?//Non era l’andar suo cosa mortale,/ ma d’angelica forma; e le parole/ sonavan altro che, pur voce umana;// uno spirto celeste, un vivo sole/ fu quel ch’i’ vidi: e se non fosse or tale,/ piagha per allentar d’arco non sana».
Il primo verso sottolinea i pochi tratti fisici conosciuti di Laura, in linea tra l’altro con la tradizione cortese precedente: i capelli biondi come l’oro. Se canonica è l’immagine della donna amata, non nuovo è anche il gioco letterario con cui Petrarca allude al nome dell’amata attraverso il señhal. Laura è, infatti, richiamata attraverso le espressioni «d’oro» e «a l’aura». In tutto il Canzoniere il nome Laura compare solo due volte in maniera esplicita nei componimenti. Nella maggior parte dei casi sono alcune espressioni che inducono il lettore a pensare a lei. Nuovi sono, però, la musicalità e il ritmo dei versi del poeta che Foscolo definirà ne I Sepolcri «dolce di Calliope labbro». La luce degli occhi di Laura era bellissima quando Petrarca la vide in gioventù. «Vago» è aggettivo letterario, che si presta a una moltitudine di significati: “errabondo”, “indefinito”, “bello”. Qui denota la bellezza degli occhi, ribadita poco dopo dall’aggettivo «belli». La prima quartina è chiusa da quel verbo al presente «son» e dall’aggettivo «scarsi», che sembra porsi addirittura in contrapposizione con la bellezza della donna.