
E pensare che Chrétien de Troyes è uno degli scrittori più importanti del Medioevo, forse il più grande prima dell’avvento di Dante. Come si può capire il racconto di Francesca nel canto V dell’Inferno senza conoscere la storia di Lancillotto e Ginevra cui lei si riferisce esplicitamente (circolavano all’epoca di Dante versioni della storia anche redatte da altri autori): «Noi leggiavamo un giorno per diletto/ di Lancialotto come amor lo strinse;/ soli eravamo e sanza alcun sospetto./[…] ma solo un punto fu quel che ci vinse./ Quando leggemmo il disiato riso/ esser basciato da cotanto amante,/ questi, che mai da me non fia diviso,/ la bocca mi basciò tutto tremante./ Galeotto fu ’l libro e chi lo scrisse»?
Di Chrétien scarse sono le notizie certe. Nativo di Troyes, nella Champagne, in terra di Francia, ebbe dapprima come mecenate Enrico I di Champagne e, poi, dal 1181 Filippo d’Alsazia. È uno dei pochi scrittori che sceglie come protagonista di un poema cavalleresco una coppia di sposi, in Erec e Enide. La vicenda si conclude con Erec che scopre che può essere cavaliere e, nel contempo, amare la moglie tanto da dirle: «Vi amo più di prima e sono certo e sicuro che il vostro è perfetto amore […]. E se avete pronunciato una parola d’offesa, vi perdono e vi affranco del tutto, della parola e dell’ingiuria».
Chrétien de Troyes è, poi, anche il primo a raccontare la vicenda di Perceval e della ricerca del Sacro Graal, una storia che ha appassionato i contemporanei e i posteri e che ha aperto la strada a tanta produzione letteraria successiva, dal momento che il suo romanzo di avventura rimane interrotto a causa della sua morte.