MONTALE/ Annalisa Cima e quel miracolo capace di rompere la solitudineNel 1968, all’età di settantadue anni, Eugenio Montale conobbe Annalisa Cima (Milano 1941), poetessa, scrittrice e pittrice ventisettenne. Tra i due si instaurò un rapporto di amicizia che durò per tredici anni fino alla morte del poeta (1981). «Montale aveva visto in Annalisa l’alter ego che avrebbe voluto essere, scoprendo in sé un sentimento di paternità e, addirittura, di maternità poetica, impensabile anche per i più fedeli ammiratori del poeta […]. Annalisa Cima […] era la persona giusta per accogliere quel nuovo sentimento di paternità/maternità» (Cesare Cavalleri). Montale era certo della bontà di questa amicizia, aveva da subito capito che la giovane artista non voleva approfittare della sua notorietà, ne era ancor più certo quando nel 1969 Annalisa lo pregò di non pubblicare sul Corriere della sera la sua prefazione alla prima raccolta di poesie da lei scritta intitolata Il terzo modo. «La nostra reciproca comprensione» confesserà più tardi Annalisa Cima «andò al di là della passione comune per la poesia, la musica e la pittura: era un’amicizia che per Montale divenne una proiezione di sé in una persona più giovane e per me la continuazione di quel rapporto meraviglioso che m’aveva legata al nonno Francesco».

Il poeta volle consolidare e affidare ai posteri questo profondo rapporto di amicizia lasciando alla giovane dei componimenti da pubblicare a gruppi di sei poesie, soltanto a partire da cinque anni dopo la sua morte. Ne nacque il Diario postumo, l’ultima sua raccolta, composta da sessantasei poesie, scritte tra il 1969 e il 1979. Montale morì a Milano il 12 settembre del 1981. Nel 1986 venne