«Se tu vai indietro nel dolore della nascita incontri un atto d’amore» afferma Testori in un colloquio con don Luigi Giussani che è stato poi pubblicato nell’opera Il senso della nascita «perché mio padre e mia madre si sono amati in Dio; in Cristo si sono amati. Bisogna dirlo. Credo che non bisogna aver paura di dirlo: perché sono cose che se si pronunciano nella speranza diventano di per sé sacre. Ecco: c’è un momento di sperdutezza in un uomo e in una donna che si amano; di sperdutezza e di liberazione». La vita scaturisce da un atto di amore.
«Non si può dare ad un essere umano, non si può dare ad un figlio il senso dell’essere voluto, il sentimento dell’essere voluto, non si può far capire questo, se non si comunica la gioia di un destino. Allora il dolore cambia aspetto; cioè, cambia significato, cambia segno e diventa una condizione. È la gioia del destino che i padri non hanno comunicato ai figli» (don Luigi Giussani). I padri hanno dimenticato di essere a loro volta figli. La fatica della salita è diversa quando sappiamo che là, in alto, ci attende uno spettacolo immenso. Il dolore e la fatica non annullano la presenza della meta. Per noi, spesso, invece, la fatica e il dolore diventano obiezioni alla presenza di un destino buono.