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L’ardore del pellegrino medioevale, la gratuità profusa nella costruzione di grandi cattedrali sono state sostituite da una triste inerzia, deprivata della sua energia vitale e del suo impeto conoscitivo. Ecco perché quella realtà che appariva come luogo di avventura, cioè di accadimento di qualcosa di inaspettato e di esterno, di soprannaturale, quella realtà che si spalancava ad una dimensione più grande rispetto a quella delle mura visibili, del bosco attraversabile, nella contemporaneità si fa sempre più stretta. Per questo motivo l’aria è sempre meno respirabile e la realtà è percepita come sempre più coercitiva. Il paradosso è che questo è accaduto proprio nell’epoca in cui le scoperte scientifiche e astronomiche dilatavano gli spazi conosciuti. Un mondo sempre più piccolo caratterizza proprio gli anni in cui si sono scoperti la quarta dimensione e la presenza di miliardi di stelle. Nell’epoca antica e medioevale, invece, questa «piccola aiuola» del mondo, per dirla con nota espressione dantesca, riservava al suo interno una moltitudine di prodigi e di fatti tutti da scoprire.

Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, tre grandi artisti, Pirandello, Van Gogh, Munch, anticipano in diverse arti quella percezione di crisi dell’uomo che caratterizzerà gran parte dei decenni successivi.