L’età umanistico – rinascimentale è caratterizzata da un rinnovato interesse per le attività dell’uomo, per la vita mondana, per un’affermazione tutta terrena in un certo ambito, per l’eccellenza (nel senso etimologico del termine, cioè primeggiare sugli altri). Così, non più agiografie o romanzi cavallereschi e d’avventura hanno il primato nella produzione letteraria, bensì quei testi che esaltano la vita dei grandi personaggi nei differenti settori della vita artistica, sociale, letteraria, militare. Biografie e autobiografie sono il genere più diffuso e letto in quest’epoca.
L’uomo ideale del Medioevo, il cavaliere, il monaco, il santo, è sostituito dalla figura dell’homo divus, colui che si afferma in un campo, da quello artistico a quello pericoloso del mestiere delle armi. Il condottiero di ventura, di cui esempi illustri sono il Gattamelata (1370-1443), Francesco Sforza che diventa signore di Milano o il mediceo Giovanni dalle Bande Nere, combatte per la propria fama e per i lauti guadagni e sostituisce nell’immaginario collettivo ideale la figura medioevale del cavaliere. Il geniale Leonardo da Vinci (1452-1519), che è pittore, ingegnere, architetto, matematico, inventore, mette al servizio del signore di Milano Ludovico il Moro tutta la sua perizia fruibile sia in tempo di pace che di guerra. Leonardo rappresenta un altro esempio di «grande» del tempo.