Un’epoca nuova si apre con la buona novella di Cristo, un messaggio di salvezza per tutti, non più solo per il popolo eletto, non più per il trionfatore e il vincitore, non per quanti si sono messi in rilievo nell’esercizio dell’attività politica, ma per tutti coloro che hanno accolto il Regno di Dio, cioè Cristo stesso. Il centuplo quaggiù e l’eternità sono il premio per coloro che perdono se stessi per seguire Gesù o, in altre parole, ritrovano pienamente se stessi, si scoprono pienamente uomini, perché hanno incontrato ciò che il loro cuore ha sempre desiderato.
Il martire è il testimone (questo significa la parola greca) del messaggio di salvezza, della morte e della resurrezione di Cristo. Martiri sono quanti, nei secoli, hanno accolto l’invito di Gesù e hanno testimoniato l’amore nella vita e nelle opere prima ancora che con la predicazione. Il martirio (cioè testimonianza) fu spesso accolto fino al sacrificio della morte, fin dai primi secoli dell’era cristiana quando era proibito professare pubblicamente la fede in Cristo. Dal primo martire della storia cristiana, santo Stefano, agli Apostoli, morti secondo la tradizione nell’ardore della predicazione del Vangelo, alle migliaia di martiri dei nostri decenni il sangue dei cristiani, come scrive Tertulliano nel III secolo, è seme, cioè la professione dei fedeli fino alla morte è segno per molti dell’autenticità della loro fede ed è già espressione della vittoria di Cristo sulla morte.