Esiste una crisi della letteratura a scuola, nell’insegnamento?
Nota è l’opera uscita un paio di anni fa del grande scrittore Todorov intitolata La letteratura in pericolo, che affronta le difficoltà e la crisi in cui si trova lo studio della letteratura, compromesso seriamente da un predominio della critica letteraria e delle mode pedagogiche a scapito di un vero assaporamento dell’opera letteraria. Chi bazzica nella scuola, chi insegna sa che oltre all’imperversare dello strutturalismo l’insegnante si trova di volta in volta avvolto in un sistema in cui è stretto da esigenze di programma, di valutazione, da mode pedagogiche imperanti in un certo tornio di anni.
Dall’alto il Ministero ha tentato di trovare una panacea alla situazione di disamore alla lettura, di scarso capacità di scrittura e di scadente abilità linguistica. Qualche anno fa è stato riformato l’Esame di Stato. Tra le prove che hanno subito una variazione più considerevole quella di Italiano. Al tradizionale tema è stato sostituito un insieme di tipologie testuali, tra cui l’analisi di testo. Come spesso accade per modificare il percorso si è modificato il punto di arrivo, la prova conclusiva. Così sono stati pubblicati libri di testo sulla stesura degli articoli di giornali, dei saggi, sulla vivisezione dei testi. Molte lezioni vengono dedicate all’insegnamento delle nuove tipologie come se l’obiettivo dell’insegnamento della letteratura sia diventato far crescere dei novelli giornalisti. Per risolvere il problema della scarsa lettura e delle scarse capacità di scrittura non si è messo a tema l’insegnamento della letteratura e dell’Italiano, ma si è modificata la prova conclusiva, semplificandola e rendendola meno inerente al tradizionale percorso. Ormai da decenni anche nella scuola e nelle università italiane si è assistito all’invasione dello strutturalismo.