Risultati immagini per Corti e VandaVanda, moglie di Eugenio Corti, continua a scoprire del marito scrittore sempre qualcosa di nuovo, di impensato. Il cantiere nascosto di Corti è molto ampio, ricco di tesori. Non comprende solo le lettere, ma anche un diario che Eugenio tenne da giovane. Vanda lo legge soltanto ora. Eugenio era molto discreto con lei, parlava e si confrontava con lei sulla vita, ma conservava sempre una certa riservatezza sul proprio lavoro e sul diario. Su quelle pagine memoriali Eugenio racconta spesso ricordando il passato, altre volte in presa diretta, mentre i fatti stanno accadendo. Lo Zibaldone di Corti arriva fino al 1945. Queste pagine sono un’immensa sorpresa pure per Vanda, che è stata sposata con lui per sessantacinque anni.

Ho avuto modo di intervistarla e di parlare amabilmente con lei qualche giorno fa, il 22 agosto, poche ore prima che tenesse un incontro al Meeting di Rimini per parlare dell’ultima opera postuma di Eugenio, la silloge «Io ritornerò» (edita da Ares) che raccoglie le lettere e i testi delle cartoline scritte da Corti durante la guerra, dal 6 giugno 1942 al 29 gennaio 1943. Ho trovato Vanda Corti una donna ancor forte e giovane di tempra, piena della gioiosa memoria del marito, ben cosciente dell’importanza di perpetuarne il valore dell’esperienza umana ed artistica e della testimonianza storica. Mi è apparsa come investita di un compito, erede della missione che aveva fino allora svolto il marito. Da un lato Vanda è desiderosa di salvare integralmente la memoria di Eugenio attraverso tutte le testimonianze scritte da lui lasciate, proprio come la seconda moglie di Manzoni, quella Teresa Borri che custodiva in maniera certosina tutto quanto scriveva il marito o i documenti che lo riguardassero; dall’altro vive in maniera forte il senso della sua presenza. Questo è quanto ho avvertito nelle sue parole.