Lotto

Non ricordo di aver studiato al liceo o all’università neppure una poesia dedicata alla nascita di Gesù. Devo ritornare con la memoria agli anni delle elementari, quando ai maestri piace tanto raccontare le storie. Iniziava così la poesia: «- Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!/ Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei./ Presso quell’osteria potremo riposare,/ ché troppo stanco sono e troppo stanca sei.// Il campanile scocca/ lentamente le sei.// – Avete un po’ di posto, o voi del Caval Grigio?/ Un po’ di posto per me e per Giuseppe?/ – Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;/ son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe». La poesia si intitola «La notte santa». L’autore è Guido Gozzano.

Quante volte la mia figlia maggiore, che ha appena iniziato l’avventura della scuola primaria (quella che si chiamava fino a qualche anno fa elementare), mi chiede: «Papà mi racconti una storia?». La dimensione del racconto è, del resto, la più bella, la più affascinante, quella che conquista. A tutti noi, anche quando siamo cresciuti, piace scoprire nuove storie. Ebbene, c’è una storia che è più grande di tutte le altre, c’è una storia che ci commuove perché ci racconta di un Dio che si è fatto carne, che è diventato un bambino indifeso, come lo siamo stati tutti noi, ha fatto il falegname per tanti anni finché non ha iniziato la missione. Non ci ha fatto prediche, ma si è piegato sul nostro niente, ci ha amato ed abbracciato come un  padre e una madre fanno con il proprio figlio, ha condiviso con noi uomini il suo tempo, rivelandoci il Mistero del Padre, l’amore, è morto in croce per redimere i nostri peccati ed è resuscitato. Quanti tra quelli che hanno conosciuto quell’uomo Dio, Gesù, sono morti pur di dare testimonianza di Lui! Sono morti i primi apostoli duemila anni fa, come sono morti poi nei due millenni successivi milioni e milioni di martiri. O sono tutti pazzi oppure hanno davvero visto e incontrato qualcosa di straordinario.