altForse, non c’è poesia sul Natale che meglio descriva la mancanza di attesa nel mondo contemporaneo di fronte alla nascita di Gesù di quella scritta dalla fondatrice del Monastero Mater ecclesiae dell’Isola di san Giulio Anna Maria Cànopi (1931) intitolata «Altro Natale». Recita così: «Altro Natale:/ culle insanguinate/ senza lacrime di madri,/ pianti sconsolati di fame/ senza latte, senza pace,/ senza ninne nanne.// Altro Natale/ non con il piccolo presepe/ tra gente semplice, fedele,/ ma su strade d’asfalto,/ tra l’urlo dei motori/ nel brivido della morte violenta.// Altro Natale/ senza compassione/ dove Tu, Dio,/ vuoi nascere ancora/ per amare con cuore d’uomo./ Vieni, non mancare,/ perché c’è sempre Lei ad aspettarti/ in mezzo a noi:/ la Povera,/ la Vergine,/ la Madre». In mezzo a tanti falsi profeti che allettano con l’attrattiva di nuovi messaggi e scoperte, Gesù si propone come l’unica vera novità che il mondo abbia conosciuto. Gesù è rappresentato da san Giovanni nell’Apocalisse mentre dice di sé: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose». Cristo è la possibilità di comprendere l’uomo e la realtà in maniera diversa, è la possibilità di un’umanità nuova già su questa terra, perché «svela pienamente l’uomo all’uomo. In Cristo Dio ha riconciliato a sé il mondo […]. È redento l’uomo, è redento il corpo umano, è redenta l’intera creazione, di cui San Paolo ha scritto che attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio (Romani 8, 19)» (Papa Giovanni Paolo II).