Pubblicato su tempi.it
Il genio di Leopardi e quello di Pirandello mostrano molto bene la falsità di tutte le ideologie che non tengono conto dell’umano e della persona. Pubblichiamo un capitolo del libro Che cos’è dunque la felicità, mio caro amico? di Giovanni Fighera (qui il suo blog su tempi.it). Il volume, già uscito nel 2008, è stato rieditato dalla casa editrice Ares. Qui trovate la prefazione di monsignor Luigi Negri e alcuni capitoli.
Capitolo III
Le ideologie
Il ritorno allo stato di natura, teorizzato come panacea ai mali della società in cui si vive, diventa un’ideologia, un sistema costruito a tavolino partendo da uno sguardo non realista su un animo umano che è portato per natura a desiderare una felicità infinita e, nel contempo, per il peccato originale a vacillare, a sbagliare, a confondere il vero bene con i piccoli beni, ad affermare sé. Questo tipo di ideologia trova un terreno fertile laddove il clima culturale manifesta un odio alla propria tradizione, al cristianesimo: è un’ideologia tipicamente occidentale.
È bene notare che qui il termine “ideologia” non viene utilizzato nell’accezione neutra di Weltanschauung che spesso si incontra nei testi scritti o nelle discussioni, ovvero di visione del mondo o pensiero di un autore o personaggio.
La parola è qui utilizzata nell’accezione negativa di pensiero o sistema di pensiero pregiudiziale, senza un fondamento di verifica nella realtà. Quindi, lo sguardo ideologico è quella modalità di trattare il reale non partendo dall’osservazione e dal desiderio di conoscenza dello stesso, bensì dall’idea preconcetta che si può già avere. Nelle Riflessioni sullacondotta della vita il premio Nobel per la medicina Alexis Carrell scrive: “Poca osservazione e molto ragionamento conducono all’errore. Molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità”.