Ulisse, il personaggio della letteratura greca più amato, ancora ai giorni nostri, viene incontrato da Dante nell’Ottava Bolgia dell’Inferno. Dannato per le sue menzogne, non per il suo valore di uomo di mare, che è emblema del desiderio umano di conoscenza.
Ulisse è il personaggio greco che ha più prolungato la sua fama nei secoli successivi fino ad oggi, fino alle rivisitazioni di Joyce e Pascoli o alle sceneggiature cinematografiche. La sua fama così duratura nella Modernità è forse legata al fatto che Ulisse incarna atteggiamenti per così dire già moderni, improntati a furbizia, individualismo, intelligenza, pragmaticità. È l’emblema stesso dell’ingegno, ma, nel contempo, della capacità di sopportazione, della forza militare, della curiosità, della diffidenza, della pazienza. È la figura «più ricca di umanità che la poesia greca abbia creato, nella sua ricchezza singolarissima di prudenza e di coraggio, di curiosità e di intelligenza, di generosità impetuosa e di calcolata freddezza, di lucidità e di cautela, di prontezza sicura e di ostinazione, di fiducia e di dubbio, di caldissima e mobilissima astuzia» (Bosco-Reggio).
Dante incontra Ulisse nella ottava bolgia. Dall’alto del ponte al poeta la bolgia appare come una valle piena di lucciole, nelle sere d’estate. Le fiammelle contengono le anime dei consiglieri di frode, coloro che hanno utilizzato la loro facondia per dare suggerimenti ingannevoli. La forma di lingua richiama, del resto, l’uso fraudolento della parola. Ulisse è contenuto insieme a Diomede, compagno di guerra e di frode, all’interno di una fiamma biforcuta. Così «insieme/a la vendetta vanno come a l’ira» di Dio. Tre sono i peccati di cui si sono macchiati: il furto della statua di Pallade (che difendeva la rocca di Troia), l’inganno del cavallo, il tranello teso ad Achille perché partisse per la guerra. Il fiorentino vuole parlare con il «maggior corno della fiamma antica», cioè Ulisse. Virgilio, però, lo esorta a lasciar parlare lui, perché i due eroi dell’antichità furono greci e, quindi, sarebbero schivi e refrattari dal parlargli. Virgilio che conosce bene il cuore di Dante chiede allora ad Ulisse come si siano conclusi i suoi giorni, come sia finito il suo ultimo viaggio.