Sulla linea di Aristotele che era convinto che il poeta non si dovesse mai allontanare dalla verosimiglianza si pone anche il celebre poeta latino Orazio Flacco (65 a. C. – 8 a. C.):
Se ad un pittore venisse talento di congiungere a una testa umana un collo equino, e a membra accozzate da cento parti inserir piume variopinte, facendo sì che una donna, bella in viso, terminasse sconciamente in un sozzo pesce, ammessi a contemplare il quadro, sapreste, amici miei, trattener le risa?
L’apertura dell’Ars poetica richiama da subito l’attenzione alla semplicità e all’unità dell’oggetto rappresentato. Il poeta/artista deve conoscere le proprie forze e in relazione ad esse scegliere l’argomento. Infatti, lo stile dovrà essere adatto alla materia rappresentata. Afferma, infatti, Orazio:
Se io non conosco e non so applicare le leggi poetiche e i metri propri di ciascun genere, come potrò esser salutato poeta?
La conoscenza della technè e la sua applicazione sono fondamentali per l’artista, che deve riuscire a condurre l’uditorio dove vuole.
Per questo
non basta che le composizioni poetiche siano belle: devono anche esser commoventi e tali da trascinare, dove vogliono, l’attenzione degli uditori.
La parola, il linguaggio e lo stile dovranno confarsi al personaggio rappresentato, altrimenti la rappresentazione desterà le risa, ovvero sarà comica. Per questo è ancora importante «attenersi alla tradizione» e creare personaggi «coerenti per sé stessi», con un linguaggio adeguato all’età. Ispirarsi alla natura è, quindi, un metodo imprescindibile per la creazione artistica. L’artista dovrà, però, sottrarre alla vista ciò che per convenienza non deve essere rappresentato: