«È bello vivere perché vivere è ricominciare, sempre, ad ogni istante» scrive Cesare Pavese nel Mestiere di vivere. Prima ancora che si avviino le lezioni, la frase di Pavese descrive lo spirito giusto con il quale è possibile riprendere l’affascinante avventura della scuola. Senza voler qui entrare nel merito delle recriminazioni, delle riforme, delle richieste degli insegnanti, delle famiglie, degli studenti, delle scuole paritarie e pubbliche, questioni che meritano senz’altro un momento di riflessione attenta, è opportuno sottolineare che per tutti, insegnanti e studenti, non è possibile ricominciare, varcare la soglia della classe, incontrare compagni e colleghi, professori e alunni, senza essere animati dal desiderio che possa accadere qualcosa di grande nelle giornate. Il desiderio. Questa è la chiave perché i docenti possano affrontare le lezioni, l’incontro con nuovi studenti animati da quello stesso entusiasmo e da quella trepidazione che provavano il primo giorno di insegnamento. Come non farsi prendere dalla monotonia, dal cinismo, dal sentimento comune che tanto non cambierà mai nulla, dai giudizi severi sui ragazzi espressi dalla maggior parte degli insegnanti? Come si può costruire qualcosa di grande e di bello, come far sì che il prossimo anno scolastico sia un’occasione di costruzione di umanità, di incontri di umanità? Antoine de Saint Exupery scrive nella Cittadella: «Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere i compiti e impartire ordini. Ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito».