TREVI NEL LAZIO
JUVENILIA 2022 – “Cosa c’è di bello in questo maledetto paese?”.
6 agosto ore 21:30
IL SUGO DELLA STORIA
con Giovanni Fighera
La morale di Renzo
Manzoni consegna al lettore l’insegnamento che si deve trarre dalla storia nel “sugo della storia”, frutto del dialogo tra Renzo e Lucia. Renzo va raccontando a tutti le sue avventure e gli insegnamenti che ha appreso in quei due anni, proprio come il vincitore di una gara racconta con orgoglio le fatiche sostenute per arrivare al traguardo o i sopravvissuti alla guerra testimoniano il ricordo degli scontri a parenti ed amici. E Renzo è da considerarsi proprio un sopravvissuto: alla peste, ai pericoli incontrati a Milano nella prima e nella seconda discesa, alla taglia posta sul suo capo tolta soltanto poco prima del matrimonio.
Renzo è un parlatore e non è un caso che sia lui il primo narratore della storia riferita allo scrivano del Seicento che la trascrive: «il bello era a sentirlo raccontare le sue avventure: e finiva sempre col dire le gran cose che ci aveva imparato». Quali vicende racconta con maggiore orgoglio Renzo? Il tumulto di san Martino («Ho imparato […] a non mettermi ne’ tumulti»), il suo discorso dinanzi alla folla in cui finisce per essere considerato un cospiratore della rivolta («ho imparato a non predicare in piazza»), l’osteria di Milano e di Gorgonzola («ho imparato a guardar con chi parlo: ho imparato a non alzar troppo il gomito»), il suo ritorno a Milano durante la peste del 1630 («ho imparato a non attaccarmi un campanello al piede, prima d’aver pensato quel che ne possa nascere») e tante altre. Renzo ha imparato ad essere un bravo ragazzo e ad evitare di mettersi nei pasticci. Questa è per lui la morale della storia. Potremmo anche dire che Renzo è divenuto un moralista.
La morale di don Abbondio
Del resto altri personaggi hanno ricavato altre morali dalle vicende. Un esempio? Don Abbondio che considera la peste come una scopa, che ha permesso di liberarsi di tanti personaggi fastidiosi e terribili. Ma don Abbondio trascura il fatto non certo irrilevante che nella peste sono morti non solo i cattivi, ma anche figure che hanno operato per il bene.
La morale di Lucia e “il sugo della storia”
Lucia dissente dal punto di vista di Renzo:
non che trovasse la dottrina falsa in sé, ma non era soddisfatta; le pareva, così in confuso, che le mancasse qualcosa. […] e io […] cosa volete che abbia imparato? Io non sono andata a cercare i guai: son loro che son venuti a cercar me.
Lucia appare addirittura umoristica alla fine del romanzo: forse l’unico errore che lei ha commesso, il suo «sproposito», è stato quello di innamorarsi di Renzo e di promettersi a lui. Renzo e Lucia dialogano e si confrontano sulle esperienze vissute e approdano alla fine al “sugo della storia”, ovvero all’insegnamento che hanno appreso da quanto accaduto:
i guai vengono bensì spesso, perché ci si è dato cagione; ma che la condotta più cauta e più innocente non basta a tenerli lontani; e che quando vengono, o per colpa o senza colpa, la fiducia in Dio li raddolcisce, e li rende utili per una vita migliore.
In poche parole, che cosa ha insegnato la storia ai lettori e a Manzoni stesso? Che è importante assumere una condotta di vita buona che tenga lontano da situazioni pericolose; che le sofferenze, gli imprevisti e i cattivi incontri accadono anche alle persone che hanno sempre cercato di condurre la vita in modo onesto (il male colpisce anche l’innocente, il debole, il bambino e in questi casi scandalizza ancora di più); che la fede in Dio non toglie ed elimina i guai (salvo in casi eccezionali, come nei miracoli), ma può addolcirli; che la fede può addirittura rendere i guai «utili per una vita migliore», cioè essi possono essere offerti per la salvezza degli uomini.
I guai che hanno colpito Renzo e Lucia hanno insegnato loro a pregare per i nemici e ad attendere con pazienza l’altro. Renzo ha aspettato Lucia per due lunghi anni. Nel Miguel Manara di Oscar Milosz (1877-1939) leggiamo:
L’amore e la precipitazione non vanno d’accordo, Manara. È dalla pazienza che si misura l’amore. Un passo uguale e sicuro: è questa l’andatura dell’amore, che cammini fra due siepi di gelsomino, al braccio di una fanciulla, o da solo tra due file di tombe. Pazienza.