Può essere letto come un diario o ancora, forse, come una lunga lettera che il marito scrive alla moglie Nora, morta tragicamente in un incidente stradale, assurdo, incomprensibile. La sua automobile, proprio davanti agli occhi del marito, precipita giù dal viadotto portandosi via con sé il figlio Davide già nato e l’altro che era ancora nel grembo della madre e sarebbe nato da lì a poco. Questo fatto modifica in modo radicale la vita del protagonista, il narratore, che si perde nell’incoscienza dell’alcool, nella sperdutezza di tante donne e di nessun amore, nel gelo che è calato nel suo cuore e che rende per tanti anni impossibili rapporti umani veri.
Il recupero memoriale del proprio passato e soprattutto delle persone e degli incontri che hanno cambiato la sua vita avviene in lunghi flashback raccontati da un uomo che ha perso tutto e che si è isolato sulle montagne per capirsi e riguadagnare tutto. Vivendo in solitudine in mezzo alla natura e tra gli sguardi stupiti di chi lo incontra lì sulle montagne, riconquista nel tempo uno sguardo nuovo sulla realtà e sul mistero della vita soprattutto attraverso la memoria della moglie Nora, che sarà con lui per sempre. È un lungo viaggio per incontrare di nuovo la moglie, tra le pieghe del dolore, tra i fantasmi della propria psiche, un viaggio che lo conduce a capire che la perdita è necessaria per una nuova conquista e una rinascita. La nostra umanità può cambiare solo attraverso un incontro con un’umanità che vive più veramente e intensamente la realtà.