Nella raccolta Vita dei campi vi è una novella molto particolare, perché non racconta una storia dall’inizio alla fine, ma è lo spunto per una vicenda che verrà dallo scrittore narrata più tardi nel romanzo I Malavoglia. Si tratta di Fantasticheria, ambientata sulla riviera del catanese, precisamente ad Aci Trezza.
Poche pagine descrivono i luoghi, gli abitanti, la vita che vi si conduce. Ma la particolarità risiede anche nel narratore che non è solidale dal punto di vista sociale ed economico con i pescatori del paese. Chi racconta in prima persona è, infatti, un personaggio altolocato che nel racconto sembra rivolgersi ad un’amica in tono confidenziale come se le scrivesse una lettera ricordandole i giorni trascorsi insieme. Ecco l’incipit: «Una volta, mentre il treno passava vicino ad Aci Trezza, voi, affacciandovi allo sportello del vagone, esclamaste: “Vorrei starci un mese laggiù”». Dopo soli due giorni la donna dal proposito di fermarsi a lungo in quel paese, stanca della monotonia. Così, all’alba del terzo giorno si ritrova alla stazione alla ricerca di un treno che la riporti nel mondo di città civilizzato. Lì, in quel paese che sembra fuori dal tempo, collocato in un mondo mitico ed ancestrale, dove la storia sembra non aver ancor fatto irruzione con i suoi cambiamenti ed il progresso, non vi sono che un piccolo porticciolo con le barche, i faraglioni, gli scogli e il mare. Che cosa possono fare il narratore e la gentildonna se non passeggiare per la strada impolverata, salire sugli scogli, fare un giro in barca e aspettare l’alba sulla spiaggia? Leggiamo con quale maestria e dovizia di linguaggio il narratore descriva l’alba che li sorprende «in cima al fariglione» e la bellezza della donna che sta al suo fianco: «Un’alba modesta e pallida, che ho ancora dinanzi agli occhi, striata di larghi riflessi violetti, sul mare di un verde cupo, raccolta come una carezza su quel gruppetto di casuccie che dormivano quasi raggomitolate sulla riva, mentre in cima allo scoglio, sul cielo trasparente e profondo, si stampava netta la vostra figurina, colle linee sapienti che vi metteva la vostra sarta, e il profilo fine ed elegante che ci mettevate voi». Di fronte a quello spettacolo inusitato la donna non riesce a far altro che esclamare: «Non capisco come si possa viver qui tutta la vita». Eppure, confessa il narratore, vi sono pescatori che in quel luogo trovano tutto ciò che la gentildonna cerca affannosamente nelle grandi metropoli europee.