altDante sta facendo un’esperienza nuova, quella di «transumanar», ovvero di andare oltre la condizione umana, di sentirsi più pienamente uomo o, meglio, senza i vincoli e i limiti della corporeità. Inizia a vedere una luce intensa come se un Sole si fosse aggiunto ad un altro Sole e ode un’armonia musicale bellissima, mai udita in Terra. Come abbiamo visto, Beatrice previene il dubbio di Dante anticipando la sua possibile domanda e chiarendogli che lui non si trova più in Terra, ma si sta muovendo verso il Cielo con una repentinità maggiore di quella di un fulmine che scende dall’alto verso il basso.

A questo punto al primo dubbio se ne sostituisce uno nuovo ancor più irretente e imprigionante: come è possibile che un essere umano, ancor dotato di corpo, possa salire con il suo peso attraverso l’atmosfera che è più leggera? Ammiriamo la bellezza del nuovo linguaggio dantesco del Paradiso, caratterizzato dalla sintesi e da una forte materialità, inaspettata. Il poeta così descrive la nuova e sorprendente condizione di sospensione: «S’io fui del primo dubbio disvestito/ per le sorrise parolette brevi,/ dentro ad un nuovo più fu’ inretito». «Disvestito» (ovvero è stato tolto il vestito del primo dubbio) e «irretito» (ossia catturato nella rete di un altro dubbio) sono verbi fortemente icastici, mentre l’espressione  «sorrise parolette brevi» ci descrive l’essenzialità della facondia di Beatrice, connotata dalla letizia e dal sorriso che trabocca dal suo sguardo. La bellezza di Beatrice proviene dal fatto che è bella e anche buona. La bontà straripante che c’è nel suo animo la rende ancor più bella. Beatrice diventa qui il compimento di quanto Dante aveva già anticipato vent’anni prima nella Vita nova quando scriveva: «Tanto gentile e tanto onesta pare/ la donna mia». C’è un legame molto profondo tra la bellezza e la bontà. La bellezza non è slegata dalla bontà. Nel bambino questa coincidenza tra bellezza e bontà è chiarissima. Non siamo noi adulti ad avere insinuato in lui la nozione di una identità tra bontà e bellezza. Per un bambino la mamma è bella sempre, perché è buona, è il suo punto di riferimento. Quindi la mamma è bella e buona.