altNel canto I del Paradiso Dante si trova ancora nell’Eden, di fronte all’amata Beatrice, la quale sta guardando il Sole, come nessuna creatura è in grado di fare. Neppure un’aquila riesce a sostenere la vista della luce del Sole così a lungo. A questo punto il poeta fiorentino descrive in maniera geniale e sintetica la sua concezione dell’educazione: «E sì come secondo raggio suole/ uscir del primo e risalire in suso,/ pur come pelegrin che tornar vuole,/ così de l’atto suo, per li occhi infuso/ ne l’imagine mia, il mio si fece,/ e fissi li occhi al sole oltre nostr’uso». Ovvero Dante, guardando negli occhi Beatrice, a sua volta inizia a guardare il Sole come per processo osmotico. 

L’uomo impara sempre imitando un altro che ha già imparato, guardando un altro che sta camminando nella vita. Lo scrittore si avvale di una doppia immagine per spiegare il processo di imitazione: come un raggio riflesso che esce da un raggio incidente, come un pellegrino che è arrivato alla meta e poi torna indietro. Sono due immagini tratte dalla fisica e dalla storia medioevale. L’uomo medioevale si percepisce come homo viator, un uomo che è in viaggio, sempre in movimento verso la vera patria. Dante inizia a guardare in alto perché sta guardando Beatrice, ma Beatrice, pur se non vede il poeta da dieci anni, non vuole trattenerlo su di sé, ma desidera indirizzarlo verso il Cielo, il bene, la verità, l’assoluto. Una persona che davvero ama non trattiene l’altro su di sé, ma gli indica la strada buona, la verità, la bellezza, la bontà. Questa è la vera educazione. La Beatrice del Paradiso non si comporta come donna amata, ma come maestra che spalanca il cuore di Dante. Spalancare il cuore vuole dire indirizzare al desiderio dell’assoluto. Scrive A. De Saint Exupery nella Cittadella: «Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere i compiti e impartire ordini. Ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito». Nella stessa opera compare la figura del capo che istruisce i generali spronandoli a essere pienamente uomini mantenendo vivo il desiderio. Confessa loro: «Voi non vincerete perché cercate la perfezione. […] La torre, la roccaforte o l’impero crescono come l’albero. Esse sono manifestazioni della vita in quanto è necessario che ci sia l’uomo perché nascano. E l’uomo crede di calcolare. Crede che la ragione governi la costruzione delle sue pietre, quando invece la costruzione con quelle pietre è nata dapprima dal suo desiderio. […] I suoi calcoli non fanno altro che dare forma al suo desiderio e illustrarlo. […] Voi perderete la guerra se non desiderate nulla».