CI PREPARIAMO AL SECONDO INCONTRO SUL PARADISO CON UNA RIFLESSIONE SUI SANTI E SULLA CHIAMATA ALLA SANTITA’.

 

Il santo non è il buono o colui che si sforza di migliorarsi, non è un superuomo, piuttosto è un uomo vero, perché aderisce alla bellezza e alla verità dell’incontro con Cristo e, come colui che è trascinato da un grande amore, vive la densità dell’istante tutto preso dalla memoria del suo volto e desidera che anche gli altri possano incontrare la pienezza  e il fascino che lui ha visto.

Per la tradizione cristiana il santo è, perciò, un uomo vero, riflesso di Cristo, l’unico in cui l’umanità si è compiuta in tutta la sua potenzialità. Pensiamo ad Andrea e Giovanni che, dopo che hanno incontrato il Maestro, gli chiedono: “Maestro, dove abiti?”; Lui risponde: “Venite a vedere”. Il desiderio di quei due discepoli nasce dal fascino per l’incontro con una umanità diversa, imprevisto e imprevedibile, ma al fondo profondamente desiderato dal cuore (la profonda speranza manifestata da Leopardi nella poesia “Alla sua donna”). Quell’umanità investe con il suo carisma tutta la persona dei primi discepoli, i loro pensieri, le loro azioni tanto che fin da subito vogliono seguire il Maestro. La memoria di quel volto certo non annulla la nostra miseria. Pensiamo a Pietro che, dopo tre anni di condivisione con Gesù, lo tradisce per ben tre volte la notte del giovedì quando il Maestro viene catturato.