Giovedì 25 febbraio alle ore 10:30 inizia su RADIO MARIA

la nuova trasmissione

I PROMESSI SPOSI E IL SUGO DELLA STORIA.

Raramente i ragazzi di quinta siano arrivati fino all’ultima pagina del romanzo e conoscano la storia di Renzo e Lucia sposati, il loro trasferimento in un paesino dopo il matrimonio, la nascita dei figli fino ad arrivare al sugo della storia. Questa constatazione, che di per sé appare a molti insegnanti non scandalosa, corrisponde ad assistere ad un  film ed uscire dieci minuti prima della conclusione. Tra l’altro la stessa espressione “sugo della storia” ha un’evidenza plastica e concettuale molto evidente: non arrivare alle ultime righe del romanzo corrisponde a mangiare una pasta scondita.

A scuola è più facile che gli studenti di quinta sappiano ripetere i commenti di critici illustri sul romanzo o il loro giudizio sulla provvidenza manzoniana piuttosto che sappiano dire semplicemente come Manzoni concluda il romanzo. Fate una verifica immediata. Se avete figli che studiano alle superiori, al biennio (ove andrebbero letti I promessi sposi in forma integrale o quasi) o al triennio (almeno un mese è solitamente dedicato allo studio del grande scrittore lombardo), oppure anche alle medie inferiori, chiedete loro che cosa sia la fede per Manzoni. Oppure, in forma più semplice, come si concluda il romanzo? O quale sia il «sugo della storia», per utilizzare l’espressione che l’autore pone al termine dell’opera? Oppure se abbiano loro mai letto le ultime pagine del romanzo, quelle che seguono il matrimonio di Renzo  e Lucia.

Le risposte migliori potrebbero essere queste: il romanzo prosegue per poco e Renzo e Lucia hanno dei figli oppure i due protagonisti non sono così contenti. Tutto qui? Vi sembra possibile che in un anno di scuola non ci sia un’ora di tempo a disposizione per raccontare quanto Manzoni abbia voluto dirci? È un’omissione voluta o casuale? Per approfondire un aspetto della realtà è importante metterlo in relazione con il suo significato, con il senso, quello che Manzoni chiama «il sugo della storia». Il nostro autore, cattolico e realista, non ha voluto scrivere una favola a lieto fine, come potrebbe a taluni sembrare, né tantomeno ha voluto scrivere un’opera moralista. Entrambe le interpretazioni sono una deliberata riduzione della genialità del cristianesimo che emerge dalla lettura del romanzo.