Il secondo atto de La bottega dell’orefice di Karol Wojtyla vede protagonista una coppia in crisi: Stefano e Anna. La donna ricorda gli attimi in cui confessò per la prima volta la propria amarezza e tristezza al marito, commiste di delusione e di disincanto che si erano insinuati gradualmente in lei. Il coniuge replicò come se fosse una conseguenza connaturata a un rapporto matrimoniale, senza mostrare preoccupazione e dolore per la moglie.
In Anna si aprì allora una ferita che non si sarebbe rimarginata. Quando scema l’affettività e si allenta la consapevolezza del posto che ciascuno dovrebbe occupare nella vita dell’altro, «rimane solo l’insieme dei doveri, un insieme convenzionale e mutevole, sempre più spoglio del puro sapore dell’entusiasmo». Anna ricorda anche quel giorno che si recò nella bottega dell’orefice per vendere la sua fede. Pesatala, l’orefice le rivelò: «Questa fede non ha peso, la lancetta sta sempre sullo zero e non posso ricavarne nemmeno un milligrammo d’oro. Suo marito deve essere vivo – in tal caso nessuna delle due fedi ha peso da sola – pesano solo tutte due insieme. La mia bilancia d’orefice ha questa particolarità che non pesa il metallo in sé ma tutto l’essere umano e il suo destino».
Un amico di Anna, di nome Adamo, le ricorda che l’amore «non può durare un solo momento. L’eternità dell’uomo passa attraverso l’amore. Ecco perché si ritrova nella dimensione di Dio – solo Lui è Eternità». Nell’esistenza dell’uomo non esistono solo il presente, il passato e il futuro, tre tempi che sant’Agostino riconduce nelle Confessioni all’unico tempo del presente: il passato è, infatti, il presente del passato, cioè la memoria, mentre il futuro è il presente del futuro, cioè l’attesa. C’è un quarto tempo, che è quello dell’amore: nella dimensione dell’amore l’eterno intercetta la storia e la vita umana. Per questo quando amiamo vorremmo che il rapporto con la persona amata durasse per sempre. Quando amiamo facciamo esperienza dell’eternità.
Nel Cantico dei cantici si legge: «Forte come la morte è l’amore». L’amore vince la morte. Invece, la tentazione che si insinua nel cuore dell’uomo, continua Adamo, è questa: «Esistere solo un attimo, solo adesso – e recidersi dall’eternità. Prendere tutto in un momento e tutto subito perdere. Ah, maledizione dell’attimo che arriva dopo e di tutti gli attimi che lo seguono». L’uomo cerca spesso gli amori dimenticandosi dell’Amore, di quell’Amore di cui sentiamo la nostalgia e che ci manca. L’amico Adamo sprona la donna a non fermarsi all’apparenza, bensì a guardare il desiderio profondo che alberga nel cuore dell’uomo. Al fondo di ogni amore c’è la nostalgia dello Sposo. Adamo cerca di persuadere Anna: «Al di là di tutti questi amori che ci riempiono la vita c’è l’Amore.