Scritto in poco più di un mese (tra l’estate e l’autunno del 1806), pubblicato l’anno successivo, il carme I sepolcri rappresenta uno dei più importanti monumenti letterari mai scritti. Il valore dell’opera non risiede soltanto nella bellezza dei versi e nella profondità dei contenuti, ma anche nel valore profetico della poesia.
Foscolo lancia un grido di allarme nei confronti della civiltà umana che si è costituita nel tempo sui tre pilastri della famiglia, della religiosità (e culto dei morti) e del diritto. Nessuno di questi pilastri può essere intaccato, a rischio è l’intera cattedrale della civiltà. Grande è il tributo concesso all’amato filosofo G. Vico nei versi in cui Foscolo delinea il superamento da parte dell’uomo dello stadio ferino («Dal dì che nozze e tribunali ed are/ diero alle umane belve esser pietose/ di se stesse e d’altrui»). Diritto, sacralità della famiglia, culto dei morti sono spie di civiltà e la loro soppressione o il loro obnubilamento denunciano la grave situazione contemporanea al poeta. Si capisce in che senso la poesia abbia, per Foscolo, un carattere eminentemente politico. Pensiamo come le parole di Foscolo possano parlare alla cultura odierna che ha messo in discussione anche le evidenze più elementari in nome di ideologie e mode che avranno la durata di pochi anni.