Tra i dodici sonetti della raccolta Poesie del 1803 brilla per bellezza A Zacinto, composto da un Foscolo venticinquenne che vive nella nostalgia per la patria perduta, quella Zacinto, oggi chiamata Zante, ove lui nacque.
Il leitmotiv del componimento è proprio la nostalgia. Che cosa è la nostalgia? Il termine, nel suo etimo greco, definisce quel “dolore per il ritorno” che deriva dalla condizione di lontananza da un luogo che ami ove sei stato nel passato. Foscolo ha la convinzione che non gli sarà più concesso ritornare in patria. L’incipit è chiaro al riguardo. Tre negazioni forti, una di seguito all’altra, aprono il primo verso: «Né più mai toccherò le sacre sponde». Quell’aggettivo “sacre”, tra l’altro, designa quello spazio del tempio che è intoccabile, dove si può addentrare solo il sacerdote, in contrapposizione a “profano”, che significa “che sta davanti al tempio”, cioè fuori.